Le letture di questi giorni mi hanno portato a riflettere sul potere della parola, e sui tanti tentativi (condotti a termine a volte solo in letteratura, a volte purtroppo anche nella realtà) che vengono attuati per chiudere la bocca alle persone, innanzi tutto alle donne, affinché siano private dell’esercizio di tale potere.
I giochetti quotidiani con gli stereotipi più affermati in materia di parola al femminile (le donne parlano troppo, pretendono di avere sempre ragione, guai a dare loro torto, etc.) nascondono dietro la ricerca di una innocua battuta di spirito la paura mai sopita nel cuore e nella mente degli uomini in merito a questo grande potere. Non è affatto casuale che, nel mondo distopico raccontato da Christina Dalcher in “Vox”, il primo divieto imposto alle donne sia quello di parlare, ovvero di affermare un proprio punto di vista autonomo, indipendente e potenzialmente scomodo.
Letto questo libro, e riposto sullo scaffale della mia libreria domestica (lo avevo comprato quasi per caso ad un mercatino degli Amici della San Giorgio in biblioteca), gli occhi mi sono caduti su un grazioso astuccio in stoffa, in cui raccolgo la mia amata cancelleria di uso quotidiano. L’astuccio è decorato con i disegni di una tenera bambina dai calzettoni a righe, che comunica non attraverso lo sguardo (gli occhi sono solo dei puntini neri appena abbozzati) né attraverso la parola (la bocca non c’è proprio: il volto ne è completamente privo). La bambina è Gorjuss, un personaggio molto famoso in tutto il mondo, disegnato dall’illustratrice scozzese Suzanne Walcott, e commercializzato da oltre 10 anni dal marchio Santoro di Londra.
Una bambina senza la bocca, quindi del tutto impossibilitata di parlare, è diventata un modello di tenerezza per le bambine di tutto il mondo, e piace anche alle donne grandi e grosse come me? C’è qualcosa che non mi torna. Stiamo forse valorizzando un modello di donna silente e accettante? E così mi sono messa a indagare un po’ su questa storia, scoprendo che in realtà dietro la scelta estetica della Walcott c’è una vicenda umana toccante e ricca di speranza. L’illustratrice, infatti, non ha mai avuto la possibilità di far sentire la sua voce, perché affetta da mutismo; ma questo limite – che oggi, a quanto si legge su Internet, non è purtroppo l’unico con cui la donna deve fare i conti – non l’ha fermata nella ricerca di una forma di comunicazione che fosse efficace. La sua bambina infatti riesce a comunicare con il corpo, con i gesti e la postura, offrendo speranza a tutte quelle persone che, non avendo voce, possono trovare un altro modo per entrare in relazione con gli altri.
Ecco qui la sua storia:
Intervista in inglese: https://dowhatyouloveforlife.com/do-what-you-love-interview-suzanne-woolcott-of-gorjuss%E2%84%A2/