E menomale. Del mal di testa non c’è traccia, e la giornata scorre a rotta di collo come al solito. Mattinata dedicata alla stesura, assieme ad altre colleghe, del progetto per la richiesta di finanziamenti alla Regione a favore della rete documentaria della Provincia di Pistoia, e poi via a Firenze, dove ho lezione all’università. La lezione di oggi è dedicata al Sistema di classificazione decimale Dewey: un argomento “tecnico” ma di impatto sugli studenti, in ragione della irresistibile filosofia a cui si ispira: quella secondo la quale la conoscenza umana può essere ricondotta ad una ordinata tassonomia.
Ai ragazzi faccio notare la dimensione “occidentalo-centrica” e positivistica dell’approccio tassonomico del Dewey: ma alle criticità metodologiche preferiscono gli approfondimenti sulle “routine” presenti all’interno della “macchina” per produrre i codici numerici.
Ho notato, durante gli anni di insegnamento, quanto fascino suscitino le lezioni più “tecniche” (catalogazione descrittiva, soggettazione, classificazione) rispetto a quelle inerenti l’organizzazione dei servizi e i rapporti con il pubblico: incredibile a dirsi, ma l’appeal della tecnicalità biblioteconomica risulta irresistibile.