1. Cucinare (ci ho provato, giuro. Ho anche frequentato un corso di cucina, ma sono arrivata a trovare le scuse più incredibili per saltare le lezioni. Alla fine mi hanno dato pure l’attestato di partecipazione,…mah);
2. Leggere i manuali di istruzione (li odio, non li sopporto, è più forte di me… Comincio a premere tutti i tasti, e spero che succeda qualcosa. Ogni tanto indovino il tasto giusto. È per questo che tendo a usare l’1% delle fantasmagoriche opzioni aggiuntive presenti in qualunque strumento);
3. Parcheggiare (specie se si tratta di fare manovre da contorsionista o addirittura sistemare l’auto all’interno delle trisce bianche. Sono mica una paracadutista di precisione, io);
4. Fare benzina (menomale che c’è Totò che mi aiuta!);
5. Installare programmi software (tutte le volte regredisco allo stadio paleolitico; sarà perché a casa c’è Totò che si prende sempre cura di me!);
6. Stare più di dieci secondi senza fare niente (ma come si fa? Voi ci riuscite? Io sono come la natura, aborro il vuoto…);
7. Ricordare la trama dei film già visti (la mia amica Isa si ricorda tutte le battute, tutti i nomi dei personaggi e anche quelli degli interpreti. Per me non c’è niente da fare: mi dimentico il finale, l’antefatto, lo svolgimento. C’è però anche un lato positivo: mai che mi annoi una volta, a vedere un film già visto e rivisto, che per me è sempre come nuovo);
8. Rimettere l’ora agli orologi di casa (gli orologi di casa mia, oltre che essere numerosissimi, risultano essere per me un mistero insondabile; dovrei leggere i manuali di istruzione, ma mi ritroverei nella situazione n. 2);
9. Rispettare le scadenze senza farsi venire un infarto (sono campionessa mondiale di “Zona Cesarini”; impossibile per me consegnare una relazione o completare un lavoro lasciandomi il tempo, che so, per prendere un caffè. Sarà che ho sempre tre milioni di cose da fare, ma una riorganizzatina sul fronte delle priorità non guasterebbe. Al momento, però, non nutro grandi speranze al riguardo);
10. Mangiare solo mezza tavoletta di cioccolata (no, no, no: impossibile; una volta aperta, va finita; è peccato lasciarla aperta. E se poi si guastasse, cosa ne sarebbe della fatica dei contadini guatemaltechi e degli operai della Perugina? Insomma, un po’ di solidarietà tra proletari, no?).