La biblioteca è un servizio costoso: c’è il personale da pagare, un edificio da mantenere, le bollette per le utenze che non possono essere dimenticate in un cassetto. Per non parlare dei libri da comprare, le spese per i software necessari a far funzionare il catalogo e il prestito, le risorse per le diverse attività. Chiudere o ridimensionare una biblioteca può apparire una dolorosa ma virtuosa scelta di risparmio agli occhi di un amministratore attento a far quadrare i conti del bilancio. Ma tagliare sulle spese della biblioteca è davvero un risparmio? Sembra proprio di no, almeno a giudicare dalle tesi presentate in questo libretto, dove si propone ai bibliotecari di attivare un sistema di misurazione, valutazione sociale e valorizzazione economica dei servizi erogati nella propria biblioteca, nell’intento di offrire agli amministratori e ai cittadini un punto di vista meno convenzionale e più “ricco” sulla biblioteca, che appare con chiarezza non soltanto una fonte di spesa, ma anche e soprattutto come produttrice di benefìci economici diretti e indiretti per tutti: tagliare su questi benefìci vorrebbe dire impoverire tutta la comunità, e non risparmiare.  


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Recensioni: 
Lucia Ursi, “Biblioteche oggi”, 35 (2017), n. 8, p. 77. –  DOI: 10.3302/0392-8586-201708-077-1