Con l'avvio dell'esperienza di Pistoia capitale italiana della cultura per il 2017, prenderà a breve il via un progetto che si propone di coinvolgere i cittadini in attività di volontariato durante questa annualità particolare. L'esperienza del volontariato culturale di tipo "episodico", così come si dice in gergo, è già molto radicata a Pistoia, se pensiamo soltanto alla partecipazione molto attiva dei giovani a tutte le edizioni di Dialoghi sull'uomo, il festival di antropologia contemporanea che vede impegnati negli stand a sostegno degli eventi del festival circa 150 studenti delle scuole superiori pistoiesi, alcune decine di studenti universitari e un manipolo di una trentina di adulti afferenti ad alcune associazioni senza scopo di lucro.
Il volontario episodico, secondo una recente ricerca (vedi), è una persona che offre la propria disponibilità di tempo, a titolo gratuito, per far parte di una esperienza di alta visibilità (un festival, una manifestazione, o un altro evento di rilevanza anche nazionale o internazionale, come ad esempio l'Expo di Milano) ma di durata sostanzialmente contenuta, nell'intento di acquisire una esperienza sperabilmente utile per il proprio bagaglio curricolare o comunque "da raccontare" sul piano umano e relazionale. Qualcosa che magari sconvolge e coinvolge intensamente, ma per un periodo molto breve, tale da non cambiare radicalmente la vita e le abitudini personali, ma da rappresentare un piccolo plus biografico, della serie "c'ero anch'io". E' un volontariato molto diverso da quello continuativo, più silente e meno gratificante sul piano della riconoscibilità, ma più incisivo nelle scelte biografiche individuali, se non altro perché occupa un tempo ricorrente, non si esaurisce in un week end di fuoco ma si diluisce nella quotidianità, con l'effetto anche di perdere quell'alone di meravigliosità che il grande evento porta sempre con sé. Chi fa un turno alla settimana in ambulanza, chi si occupa di malati in ospedale, o anche chi – come i nostri volontari – porta tutti i venerdì pomeriggio i libri alla COOP fa i conti anche con la sfida della durata sul lungo periodo: la vera sfida e la vera differenza tra un impegno estemporaneo e un vero impegno "per la vita".
L'interessante ricerca relativa al fenomeno monitorato in occasione dell'Expo di Milano e pubblicata da poco in un libro di Franco Angeli (vedi) rappresenta una riflessione sicuramente importante su questo tema. Una potenziale pecca di questo libro è l'approccio "tutto positivo" che lascia sullo sfondo alcuni dubbi importanti rispetto all'impiego di volontari per eventi del genere: persone che non vengono pagate ma che offrono il proprio "lavoro" nella speranza di trarne un qualche beneficio che forse non arriverà mai. L'altra faccia della medaglia di questo fenomeno viene opportunamente descritta in un bel documento del gruppo Off-Topic di Milano, dove si squarcia almeno parzialmente il velo costruito attorno alla "fregatura" del volontariato per Expo 2015.
Il volontariato è lavoro non retribuito: all'epoca della crisi economica, quando il lavoro non c'è ed è difficile trovarlo o inventarlo, fare il volontario rischia di essere l'unica scelta a disposizione, nella speranza che l'investimento personale di tempo e energie, a volte anche di denaro (perché si spendono soldi propri nel fare i volontari, se non altro per spostarsi, mangiare, etc.) possa essere in qualche modo ripagato da qualche riconoscimento più o meno "legale".
La complessità dei rapporti tra volontariato e lavoro retribuito merita una riflessione in più: quella ad esempio che si può seguire nel dibattito pubblicato sul sito di Reti Solidali, dove proprio l'esperienza di Expo Milano 2015 viene presa come punto di riferimento per la discussione e il confronto tra chi punta l'attenzione sulla opportunità di crescita offerta ai volontari e chi invece sottolinea il rischio di sfruttamento da parte di chi, usando i volontari, risparmia sui costi: specie se è una SpA, e non una onlus.