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Le parole fanno la differenza

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13 Dicembre 2012

Prendo spunto dagli eventi di oggi, che fanno da ispirazione a questa "storiella", per ringraziare Anna Maria e Ilaria per avermi insegnato a riflettere sul valore generativo del linguaggio. Ringrazio Alessandra e Enrica, che sono state protagoniste del tour de force in ufficio (quello vero), per avere condiviso con me una vera faticaccia, con una motivazione e un attaccamento al lavoro che le distingue da sempre. Ovviamente le storiella raccontata qui non corrisponde completamente alla realtà (anche se le ciambelline ce le siamo mangiate davvero).

 

Versione 1 (quando le parole sono muri):

Oggi al lavoro è stata una giornata tremenda, di quelle che vorresti augurare al tuo peggiore nemico. Tutti gli anni è sempre la stessa storia: con la fine dell'anno, si chiudono i bilanci in corso, e noi lì a scapicollarci per preparare gli atti amministrativi con i quali impegnamo quelle due lire che ci danno.

Tutte le volte ci ripromettiamo di partire per tempo, e non ritrovarci all'ultimo a fare queste cose, che sono anche parecchio noiose, ma poi tra una cosa e l'altra ci ritroviamo affogati all'ultima settimana a fare tutto. Sarà anche perché veniamo a sapere che ci sono contributi da spendere mica ad inizio anno; no, ce lo dicono proprio all'ultimo, e quindi è chiaro che poi si debbono fare le corse.

E' stato tutto un correre da un computer all'altro, e chiama quello e chiama quell'altro per avere gli ultimi dati. Che poi, non si capisce come mai si dice da tutte le parti che non c'è lavoro, e poi i fornitori a cui chiediamo i preventivi ci mettono addirittura due giorni per mandarceli. Ma noi non abbiamo due giorni, abbiamo due ore di tempo!

Il pranzo, poi, non se ne parla neppure: abbiamo mangiato un panino in piedi, che ci è andato anche un po' di traverso. Ci verrà sicuramente l'ulcera, se continueremo così. Ho anche comprato delle ciambelline con la glassa colorata alle mie colleghe: così si sono calmate un pochino.

Picchia e mena, alle sette e mezzo di sera eravamo sfinite: ma almeno ci siamo tolte di torno una bega del genere. Siamo uscite che pioveva come dio la mandava: mi è anche toccato accompagnare con l'ombrello la mia collega Belinda alla macchina. Senza contare poi, che dopo una giornataccia così, ad aspettarmi a casa c'erano i panni da stirare e la cena da preparare. Si vive proprio come schiavi, altro che.

 

Versione 2 (quando le parole sono finestre):

Oggi al lavoro è stata una giornata molto impegnativa, nella quale senti di avere dato il meglio delle tue capacità professionali. Anche quest'anno, come sempre, abbiamo onorato l'importante appuntamento con la chiusura del bilancio in corso, completando per tempo tutti gli atti amministrativi che servono ad impegnare le risorse che ci sono state assegnate. Una operazione che facciamo con la massima oculatezza, facendo attenzione anche al singolo euro.

Stiamo riflettendo da tempo su quali migliorie potremmo introdurre nella nostra organizzazione per scaglionare nel tempo l'istruttoria di questi atti; ma in alcuni casi la collocazione temporale di questi lavori proprio nelle ultime settimane dell'anno deriva dalla possibilità di disporre proprio in questo periodo di risorse aggiuntive, che vanno ad arricchire il nostro budget originario, e che gli enti erogatori di questi contributi comunica proprio adesso.

I computer e i telefoni hanno lavorato a pieno regime per poter completare la raccolta di tutti i dati necessari. Abbiamo chiesto uno sforzo ai nostri fornitori, chiedendo loro di inviarci quasi in tempo reale i preventivi per gli acquisti che abbiamo pensato di realizzare, contando sulla loro più ampia collaborazione: una collaborazione che consideriamo preziosa, tanto più in questo periodo, in cui sono alle prese con un calo di ordini e quindi sono molto impegnati a ricercare nuovi clienti.

Per ottimizzare il tempo a disposizione, abbiamo pensato di ritagliarci un piccolo spazio-pranzo per un panino veloce: certo, non è questo il modo più corretto per mangiare, ma siamo consapevoli che si tratta di un'eccezione alla regola, che non farà male alla nostra salute. La mia idea di comprare per tutti delle ciambelline con la glassa colorata è stata molto gradita dalle colleghe, che hanno mangiato il dolcetto ben volentieri, senza però perdere la concentrazione sull'importante lavoro da svolgere.

Abbiamo terminato tutto il lavoro in programma alle sette e mezzo, con la soddisfazione di avere efficacemente portato a conclusione il nostro impegno. All'uscita dall'ufficio, ho accompagnato volentieri con l'ombrello la mia collega Belinda fino alla sua auto: c'è voluto solo un minuto per evitarle di bagnare il cappotto nuovo. E poi via a casa, contenta di poter tornare in famiglia, e prendermi cura dei miei cari e della mia casa. Una vita così ricca è un regalo di cui sento di dover rendere grazie ogni giorno.

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