Ieri sera arriva un whatsapp dalla mia amica Rossella: “su Rai Premium danno il film “Il diritto di contare”, merita”. Impossibile non lasciarsi convincere da un messaggio così. E Rossella aveva proprio ragione. Il film è di quelli che piacciono a me, perché carico di un ingrediente che io sento come particolarmente vicino alle mie corde: la lotta delle persone per rivendicare i propri diritti negati e ricevere un trattamento adeguato ai propri talenti.
Una storia vera, ambientata nell’America di Kennedy: siamo nel 1961. Gli Stati Uniti sono stati appena battuti dall’Unione Sovietica, che ha inviato Iurij Gagarin nello spazio, mentre la NASA sembra incerta nel rispondere con la medesima moneta al nemico di sempre nella conquista dello spazio. Ma gli USA sono alle prese con una guerra interna ancora più importante: quella contro il segregazionismo e la discriminazione razziale tra bianchi e neri. In Virginia sembra che il tempo si sia fermato: le fontanelle dell’acqua, i bagni, i posti sull’autobus, le scuole, le aree della biblioteca pubblica sono ancora divise, e nessun uomo o donna di colore può osare varcare il muro che separa gli white dai colored.
E giustappunto a Hampton, in Virginia, si trova il Langley Research Center della NASA, dove operano tre giovani scienziate di colore, Katherine Johnson, Dorothy Vaughn e Mary Jackson, che – sia pure in una posizione forzatamente secondaria – partecipano al successo delle prime missioni spaziali americane: il loro compito è quello di fare i calcoli, ovvero di “contare”, in un’epoca in cui i computer non sono stati ancora inventati (un enorme IBM viene in effetti acquistato dalla Nasa, ma nessuno lo sa far funzionare, ad eccezione di una di loro). Le tre donne affermano il loro diritto di scienziate strappando terreno alla discriminazione un pezzettino al giorno, senza mai demordere, senza mai abbandonarsi al vittimismo o cedere alle offese dei bianchi, impauriti e increduli di fronte alla loro preparazione scientifica. Sono donne, e donne di colore: la loro affermazione è il frutto di una continua lotta, a cui non si sono mai sottratte nemmeno per un attimo. Hanno aperto le porte ad una “nuova normalità” che sta a noi, donne bianche, donne di colore, riaffermare ogni giorno, perché nulla va dato per scontato e nessuna vittoria è per sempre.