Ieri ho fatto una capatina a Milano Bookcity 2020, nel tardo pomeriggio, per assistere alla presentazione di due importanti ricerche commissionate da Intesa San Paolo: sui festival letterari e sui consumi culturali degli italiani al tempo del COVID-19. A presentare le due ricerche, Riccardo Paschina, direttore Comunicazione e Immagine del Gruppo Intesa San Paolo, accompagnato da Giulia Cogoli, direttrice artistica del festival Pistoia Dialoghi sull’uomo e Guido Guerzoni, docente alla Bocconi di Milano ed esperto di progettazione e pianificazione culturale.
Le due ricerche ci offrono numerosi spunti di riflessione sull’impatto del COVID sui consumi culturali e sulle reazioni che gli organizzatori dei festival hanno messo in atto di fronte al divieto di svolgere le manifestazioni in presenza. Il ricorso al digitale ha profondamente segnato l’esperienza culturale del 2020, offrendosi anche come una opportunità efficace da sperimentare anche in contesti non segnati dal virus. Insomma, dal digitale non si torna più indietro, ma si deve ricercare un nuovo equilibrio tra on live e on line.
Moltissimi gli spunti di riflessione; quello più inatteso, e perciò particolarmente interessante, il dato che individua nel 16% sul totale i nuovi fruitori di consumi culturali, che si sono affacciati per la prima volta sul palcoscenico dell’offerta di cultura in regime COVID, e quindi in modalità digitale: nuovi utenti che erano estranei alla modalità tradizionale di accesso alla cultura, e che sperabilmente saranno conquistati per sempre.
Questa pandemia ha “smosso” comportamenti e condotte in un modo anche inaspettato: il fatto che un numero così consistente di persone si sia avvicinata per la prima volta ai consumi culturali ci aiuta a non concepire in modalità completamente negativa la situazione nella quale ci troviamo da marzo scorso, e a esplorare con curiosità ancora maggiore gli scenari che si sono venuti a creare.